Il 6 maggio 1976 per 57 interminabili secondi una scossa di 6.5 gradi Richter semina terrore e distruzione in Friuli. Quasi un migliaio i morti e un tessuto economico, sociale e geologico completamente distrutto.
“Non ero ancora nato il 6 maggio del ’76. Non c’ero quando la natura è impazzita di colpo. Non c’ero quando le chiese, le case e le strade si sono confuse in un’enorme tomba di macerie. Non c’ero quando le mani, prese dalla disperazione, scavavano per ritrovare i parenti. Io ancora non c’ero. Ma ho ereditato dei racconti.” Paolo Cossi, Per i parenti delle vittime
Paolo Cossi, friulano, consegna un lavoro di grande spessore umano che non si limita solo a raccontare il terremoto, ma ce lo fa vivere con le piccole storie quotidiane di quelli che sono i protagonisti di questa storia: gente comune, con i loro guai, i loro piccoli tradimenti, sotterfugi, le viltà di cui solo gli essere umani sono capaci. Perché un terremoto non scuote solo la terra sotto i nostri piedi, ma soprattutto le nostre anime fragili.